L’esperienza del sanatorio
«Il quale sanatorio è un cupo ospedale, pieno di gente allegra che va e viene per sale ampie e ingressi luminosi, e di morti che vanno per la porta di servizio. Di questi ultimi non sempre te ne accorgi, perché la morte qua dentro è accuratamente tenuta nascosta. Ma qualche volta ti cade vicino, e allora sei costretto a guardare. Segui le sorti di qualcuno, i suoi alti e bassi, riprese illusorie, l’agonia consapevolissima e inesorabile» (Lettera di Claudi a Della Valle, 4 aprile 1941).